Intelligente, senza dubbio, e soprattutto accattivante la scelta onomastica individuata dalla Compagnia DionisoinDemetra per la pièce presentata al Napoli Fringe Festival 2010; Varieté Piaf! manifesta infatti l’indiscutibile pregio di creare, comunque sia, una certa attenzione attorno a sé, mercè la traccia dichiarata di una cifra musicale che, in realtà (sorpresa!), è solo contorno pretestuale alle ragioni della messinscena.
Gli interpreti, tutti giovani e volenterosi, lungi dall’evocare l’alata voce di Édith, eseguono con laboratoriale diligenza questa sorta di pentittico di monocromie affettive e si rivelano certamente apprezzabili per lo sforzo profuso nel restituirci l’intimità – talora decisamente forzata – delle atmosfere immaginate da Carlo Lei, nonostante l’inane scontro con l’eco da gran canyon che fa della magnifica Chiesa della Pietrasanta uno dei luoghi più inadatti ad ospitare spettacoli teatrali.
Insomma, minimalista e piuttosto ingenua, la drammaturgia indugia, attraverso cinque quadri che sono brevi apologhi a tesi, sulla complessa storia degli equilibri accennati nelle cose della vita, cercando di ritrarre, come in un compendio didascalico e divulgativo, le dinamiche sottili dell’ordinario microcosmo del sentimento, fitto di silenzi e solitudini, attese, tradimenti e segni sottratti alla speranza della felicità.